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al testo di Luca Soldati
Il mestruo lunare saccheggia
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Il mestruo lunare saccheggia l’impermanenza del giardino dove la clematide e la forsizia coagulano estenuandosi in verdi concrezioni oltre le quali miraggi di vele – custodi di lontananze – come silenziose deflagrazioni corrono l’aria ad accudire il vento. Così fra inganni e foschie qualcuno abbandona la riva con la sua mitologia della polvere e dopo aver raccolto i propri incubi da pareti oramai orfane del loro antico candore s’avventa al dolce martirio delle onde mormorando – thessámenoi glukeròn nóston – con la corrente intrecciata alle dita «Solo la perdita è il mio guadagno» e già il sole nuovamente occulta la vita colando luce: i recessi del mio volto dimentico del mare accolgono lacrime incompiute che premono le costole del giorno.
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Cristina Bizzarri
- 01/04/2016 09:57:00
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La densità e il rincorrersi di segni semi e simboli sorprendono. E ci si raccoglie in una visione insieme estetica e religiosa, nel senso di "religio". La cura e la conoscenza e competenza linguistica affascinano e impegnano lungo il percorso iniziatico, aperto a chi desideri parteciparvi.
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Franca Alaimo
- 24/03/2016 23:21:00
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Lelemento femminile lunare e quello maschile marino ( ma la prima ha perduto il suo ruolo di luce materna e piuttosto rimanda al mito di Ecate, che coagula e inquieta; il secondo la sua voce cantante per diventare un invito al nulla, uno spazio sanguinolento) disegnano un paesaggio notturno in cui, prima per disvelamento impietoso, poi per inghiottimento, la vita scompare. La luce del mattino successivo avrà il luccicore doloroso del pianto. Attraverso un linguaggio densissimo (giustamente la Savelli ne sottolinea la matericità) a me sembra che Luca dia voce alla tragedia infinita di tanti ulissi danteschi senza ritorno che si schiantano contro la montagna del male e dellindifferenza.
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Giovanni Baldaccini
- 21/03/2016 13:09:00
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non dimentichiamo le nostre onde, Luca, e lasciamo che la corrente si intrecci alle dita. La trovo bellissima.
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Loredana Savelli
- 20/03/2016 23:05:00
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Talmente intensa da sembrarmi solida, quasi tagliente. Una scrittura, la tua, che si incunea e prende dimora nella carne, per poi sublimarsi.
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